Eutanasia, Corte Costituzionale, diritti e politica.

La decisione della Corte Costituzionale di rigettare la proposta di referendum sul così detto “suicidio assistito” ha sollevato notevoli polemiche. Cosa prevedibile.

Vorrei restare fuori dalla mischia e prendere un ragionamento alternativo.

1-Lo strumento del Referendum è usato e abusato da formazioni che intendono avere una legittima visibilità politica. Ma che nel concreto del voto per il partito di appartenenza contano poco più del 3-4%.

La posizione di queste organizzazioni è non solo legittima ma utile a alimentare nel dibattito pubblico argomenti che altrimenti non avrebbero spazio.

Ma quanto incidono questi argomenti? Quanto sono indicativi di un sentire comune?

2-Lo strumento del Referendum dovrebbe essere modificato in senso preventivo. La legittimità di un quesito dovrebbe essere accertata prima e non dopo la raccolta firme. Accogliere preventivamente un quesito da sottoporre all’attenzione dei cittadini significherebbe dare il via libera ad un posizionamento politico netto di tutti i partiti. E forse il Parlamento potrebbe attivarsi preventivamente per operare azioni legislative adatte al sentire comune.

3-Oggi assistiamo all’ennesima strumentalizzazione della Corte Costituzionale perché ha detto no piuttosto che si. Ma è la stessa Corte Costituzionale che, ad esempio, ha dato il via libera alla “eutanasia” del camionista marchigiano. Tale atteggiamento politico è non solo contradditorio, ma, peggio, rappresenta un vulnus verso le istituzioni. Quando ci scandalizziamo giustamente per le organizzazioni neo fasciste che muovono le fila su agitazioni sociali, perché non abbiamo lo stesso atteggiamento verso chi tira per la giacca istituzioni che, come la Corte Costituzionale, sono a garanzia della nostra Costituzione?

4-Il Parlamento e il suo ruolo. Il Parlamento come organo legislativo può e deve operare per legiferare su temi sensibili. La assenza di posizionamento evidenzia come la distanza tra la vita quotidiana dei cittadini e coloro che dovrebbero rappresentarla sia enorme. E la scusa del “credo cattolico” credo sia ormai non solo abusata, inattuale e liturgica. La verità in fondo che della vita di migliaia di famiglie che sono sulla soglia del limite della vita non interessa a nessuno. O interessa poco.

5-Da credente mi pongo sulla soglia delle vite altrui e non posso entrare o andare oltre. Ma da credente devo dare la massima libertà di scelta a chiunque voglia, esperiti tutti i possibili tentativi, di fare o non fare scelte definitive. Qui non si tratta di dogmi, È oltre il dogma quello di dare opzioni possibili. non voglio entrare in un terreno che non mi appartiene. Ma da credente non posso dimenticare che nel Vangelo di Luca, unico dei 4 Vangeli, il Cristo sofferente in croce, che avrebbe potuto solo con il pensiero allontanare da sé stesso quella morte atroce, sceglie tra due opzioni.

Ecco oggi ogni uomo o donna in quelle condizioni può e deve scegliere, esperite tutte le vie, quale via scegliere.

Farlo con una scelta “religiosa” o meno quello può essere un discrimine?

Credo di no.

Perché quello che i credenti chiamano croce lo si vive tutti come uomini e donne nel proprio vissuto.

Ci vorrebbe solo un pizzico di umanità.

Quella carezza all’anima che ogni uomo e ogni donna dovrebbe avere. Senza giudizio alcuno. Solo tanta “compassione” verso l’altro.

E su questo non credo che basti un Referendum.

Serve essere umani. E assumersi la responsabilità fino in fondo. Senza nascondersi dietro la croce, il Parlamento, la Corte Costituzionale,

A viso aperto.

Fino alla fine.

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