Il tempo è finito. Lettera aperta alle istituzioni pubbliche sullo stato della organizzazione sanitaria nel Lazio.

Roma 7 gennaio 2022

                                                                  Ai cittadini del Lazio                    

All’Assessore alla salute

                                                                  Regione Lazio

                                                                  Dottor Alessio D’Amato

                                                                  Al Direttore Politiche Salute

                                                                  Dottor Massimo Annicchiarico

                                                                  Al Presidente SIMEU Lazio

                                                                  Dottor Giulio Maria Ricciuto

                                                                  Al Presidente VII Commissione

                                                                  Regione Lazio

                                                                  Dottor Rodolfo Lena

                                                                  Ai DG delle ASL del Lazio

                                                                  Ai medici della FIMMG Lazio

                                                                  Ai pediatri di libera scelta

                                                                  Ai medici ospedalieri

                                                              Agli infermieri

Alle farmacie del Lazio aderenti a Federfarma

Alle farmacie municipalizzate

Agli operatori sanitari

Agli organi di stampa

Oggetto: situazione pandemica nel Lazio, stato dei PS e necessità dei cittadini.

Egregi interlocutori la situazione del contagio pandemico sta mettendo a forte rischio la tenuta del Servizio Sanitario Regionale e Nazionale.

La variante Omicron, per quanto pare meno pesante ma più invasiva, sta mettendo alle corde in modo incontrovertibile quei luoghi e quei professionisti che da sempre sono in prima linea per quanto attiene il tema dell’accesso ai servizi sanitari: il territorio e il Pronto Soccorso.

La variante Omicron ha mandato in tilt tutto il sistema di tracciamento già da inizio dicembre 2021 delle ASL.

È un fatto avvalorato dai molti casi ricevuti dalle nostre sedi e dalla sede regionale stessa che, nonostante la forzata chiusura, ricevono via mail tante segnalazioni da parte di cittadini e operatori sanitari.

I motivi possono essere comprensibili, ma siamo di fronte ad una variante e ai suoi effetti su un servizio in sofferenza che avrebbe avuto necessità di maggiore attenzione nei mesi estivi per la predisposizione di risorse adeguate al bisogno quando se ne sarebbe avuta la necessità.

La attuale situazione dei PS nel Lazio è a livello di guardia.

Non può farci piacere che la stessa sofferenza sia presente anche in altre Regioni.

Sono mesi che stiamo chiedendo azioni di supporto, sostegno e interventi adeguati ad alleggerire il carico sui PS.

Con la SIMEU del Lazio abbiamo fatto precise proposte, sicuramente palliative e non risolutive dato lo scenario circa le risorse umane a disposizione.

Per alleggerire il lavoro del PS, in fortissima carenza di organico e sovraccaricata da due anni di Covid 19, le proposte avanzate sono:

  • utilizzo del personale specializzando per i codici 4-5 (quelli di minore entità) con affiancamento al triage infermieristico.
  • per il boarding: presa in carico dei pazienti in attesa di posto letto da parte del personale dei reparti di destinazione (con alleggerimento dei compiti, non previsti, per il personale del PS e che alimentano le situazioni segnalate da diverso tempo di sovraffollamento delle sale che dovrebbero essere utilizzate solo per Emergenza e Urgenza).

Queste proposte, riportate sinteticamente, non sembra abbiano fatto breccia nella riorganizzazione dei servizi di fatto lasciando schiacciati dal peso della variante Omicron il personale del PS e i cittadini.

Paradossalmente invece prima delle festività si è scatenata la “corsa al tampone” presso le farmacie lasciando passare un messaggio falso, fuorviante e pericolosissimo: se faccio il tampone posso fare quello che voglio.

Gli effetti li pagheremo tutti e a caro prezzo.

Perché, e qui è fin troppo facile scriverlo, non di solo Covid ci si ammala, si attende una visita di controllo, un esame, un intervento chirurgico.

Siamo tra i pochi, forse gli unici ma non ci fa piacere ciò, a dire chiaramente che manca il personale sanitario.

In particolare, i medici di base e il personale del PS.

E’ un problema di decenni fa con scelte sbagliate che oggi paghiamo duramente.

Nel Lazio, 4 anni fa, su circa 4.400 medici di base ve ne erano 16 (sedici) tra i 29 e i 44 anni. Oltre il 70% (circa 3.000) dei 4.400 erano over 60 anni.

Con i pensionamenti del 2021 il numero di medici di base nel Lazio diminuisce.

Altre Regioni, Piemonte e Veneto, hanno risposto al bisogno aumentando il massimale per medico di base da 1.500 a 1.800.

Non credo assolutamente che sia la soluzione.

Ma esiste un problema enorme per i cittadini del Lazio che se non governato in modo rapido e coordinato comporterà seri problemi.

Per il personale del PS il concorso presso l’AO S. Giovanni è stato un bollettino di guerra, infatti, il bando prevedeva 153 posti e si sono presentati nemmeno 50 candidati.

Nel mentre i nostri PS nel Lazio hanno un problema di organico ormai insostenibile.

A questo si aggiunge la pandemia che incide in modo determinante nella gestione quotidiana.

Ribadisco, a scanso di equivoci, che la Regione Lazio per quanto attiene la parte vaccinale è sicuramente stata tra le migliori in Italia, ma ciò non toglie che gli aspetti ulteriormente segnalati sono un punto dirimente.

È evidente, che vi è bisogno anche di comportamenti responsabili da parte dei cittadini in primis aderendo al ciclo vaccinale, il rispetto in modo rigoroso di tutte le indicazioni relative all’isolamento e alla quarantena (in questo periodo secondo quanto segnato dai cittadini, sono del tutto saltati), utilizzando il tampone in modo adeguato e non come “telepass” per fare quello che si vuole e l’accesso al PS solo in caso di urgenza.

E qui chiediamo però una voce univoca sul fronte della comunicazione.

Per un punto percentuale in più di ascolto e/o di consenso politico non riteniamo più accettabile la gazzarra mediatica che colpisce una popolazione ampiamente provata da due anni di pandemia.

Esiste una parola antica che i nostri cittadini hanno applicato in modo rigoroso durante i giorni più duri della pandemia, forse in modo insospettabile per molti: solidarietà.

I cittadini sono stati solidali con responsabilità perché vi era una comunità intera protesa a difendere la vita delle persone partendo dalle più fragili.

E i nostri territori sono stati lo scenario dove tale parola si è concretamente realizzata grazie allo sforzo comune di tutti o della maggior parte della popolazione.

Ora dobbiamo insieme riprendere questo spirito.

Vi sono delle priorità da dare.

Non si può avallare una linea ondivaga.

La priorità oggi, per continuare domani a ricostruire un servizio sanitario pubblico forte, coeso e solidale, è dare tutto il sostegno possibile alle donne e agli uomini che stanno lavorando nei PS del Lazio.

Questo si deve tradurre in atti concreti e immediati.

  1. Mandate personale sanitario nei PS.
  2. Svuotate dalle stanze dei PS le persone che sono in boarding e che non devono stare in PS.

Queste sono le due priorità.

A stretto giro poi va affrontato il nodo della medicina territoriale.

E su questo dovremo insieme ragionare con tutti.

Non possiamo più attendere che una pandemia governi gli atti pubblici.

O si riprende in mano con serietà la programmazione delle politiche pubbliche o non avremo futuro.

Nessuno di noi nei rispettivi ruoli che rivestiamo a servizio dei nostri cittadini.

Come Cittadinanzattiva Lazio per il compito che tentiamo di assolvere dobbiamo chiedere a tutti gli interlocutori di fare ora un atto di responsabilità forte: sostenere chi è in maggiore sofferenza e quindi riservare al personale del PS del Lazio tutto l’aiuto concreto, immediato e non più procrastinabile di cui hanno bisogno.

Sappiamo le difficoltà di un servizio provato da due anni difficili.

Conosciamo le diverse situazioni territoriali e da queste stiamo ricevendo costantemente segnali di estrema preoccupazione.

Siamo però consapevoli che ora è il tempo di scelte nette, decise e determinate.

Lo scenario dei prossimi giorni non ci lascia per niente tranquilli.

Anzi.

Numeri, situazioni e servizi pubblici come la scuola e il trasporto pubblico locale saranno un moltiplicatore di quello che è già e vediamo oggi.

È urgente sostenere con atti concreti il personale dei PS del Lazio.

Cittadinanzattiva Lazio chiede pertanto di dare seguito alle precise richieste qui di nuovo riportate.

Siamo e saremo pronti a un confronto costante, critico e costruttivo con tutte le componenti.

Ma ora servono segnali molto precisi, netti, chiari.

Mancando questi ci adopereremo con forme, con modalità e con azioni volte a restituire dignità al servizio pubblico, al personale sanitario e ai cittadini della nostra Regione che riterremo le più opportune.

Invio distinti saluti.

Il segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio

Elio Rosati

2 pensieri su “Il tempo è finito. Lettera aperta alle istituzioni pubbliche sullo stato della organizzazione sanitaria nel Lazio.

  1. Mi piacerebbe sapere: 1) se le graduatorie regionali di medici e infermieri sono esaurite e, se si, quando si intende fare i nuovi bandi; 2) fino a qualche anno fa la specializzazione dei medici di emergenza e urgenza non esisteva, tanto è vero che i turni del pronto soccorso erano coperti a turno dalle varie UOC dell’Ospedale. Si potrebbe tornare provvisoriamente a quel tipo di organizzazione. La Regione se la sentirà di dare tale disposizione?

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  2. Se cambiano i codici d’urgenza in ps, ampliando la differibilità … va da se che poi si accumuli una sorta di bazar nei PS e dintorni.

    Se si assumono specialisti in base alla vocazione dell’istituto piuttosto che ai bisogni del territorio … non ci si deve meravigliare se poi sono pochi gli internisti per i concorsi nei PS.

    Se i medici di base sono in realtà dei privati convenzionati, ma non ci sono nè bandi nè concorsi ogni 3-5 anni … è inevitabile che invecchino sempre di più e si aggiornino un po’ di meno.

    Se una regione non esige il ticket di 25 € per gli accessi non critici e non urgenti in pronto soccorso … quella regione rimarrà con il sovraffolamento per esigenze improprie di competenza territoriale.

    Se il disavanzo regionale di circa 11 miliardi nel 2012 irrigidiva la spesa (in particolar modo gli investimenti fissi lordi in conto capitale, cioè strutture con le rispettive dotazioni) … c’è solo da constatare il disastro politico (e finanziario), se il disavanzo raddoppia e la spesa è ancor più ingessata per i mutui sottoscritti.

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