Dove è la libertà?

Negli anni 50 del secolo scorso Totò, attore comico, interpretò un film dal titolo “Dove è la libertà?” Il regista era Rossellini. Chi fosse interessato trova facilmente la trama. È film poco conosciuto. Molto amaro. Come il titolo che nasconde inquietudini ancora oggi irrisolte. È una domanda che durante la pandemia ha comunque intasato l’anima di ogni persona. Non sono un filosofo e lascio ai loro pensieri definizioni più o meno argute. Però trovo singolare che chi richiama scandalizzato il travalicamento delle libertà costituzionalmente garantite dimentica di leggere le frasi per intero. Mi spiego meglio. L’articolo 1 della Costituzione, citatissimo più di una hit parade, recita “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Ecco i cosiddetti sovranisti forse hanno un problema con la lingua italiana e non conoscono la punteggiatura. La sovranità appartiene al popolo, (virgola, pausa, fiato…) che (inteso il popolo) la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Le forme e i limiti della Costituzione sono contenute negli articoli che seguono e che vanno a dividere i poteri in tre grandi capitoli: parlamentare, governativo e giudiziario. Questo impianto costituzionale dà dignità ad ogni cittadino che esprime nel voto, ma non solo, la propria sovranità esprimendo una preferenza per una proposta politica organizzata intorno a libere associazioni che si occupano del consenso definiti partiti politici (articolo 49 Costituzione). L’articolo 1, come tutta la Costituzione fu un’impresa di pacificazione tra grandi culture di massa che erano riemerse dopo il ventennio del fascismo. Una impresa che aveva ed ha tuttora una visione programmatica, evolutiva, generativa di diritti, di poteri, di novità costituzionalmente rilevanti. Affermare quindi che la sovranità appartiene (viene) dal popolo significa sottrarre la sovranità alla volontà di uno solo e la garanzia di ciò risiede nelle forme dei poteri che non sono coincidenti ma divisi gli uni dagli altri e nei limiti che la Costituzione pone come vincoli per tutti. Ma, e qui veramente la ricchezza della nostra Costituzione, le forme attraverso le quali il popolo ha esercitato e esercita la sovranità, negli ultimi decenni, si sono espresse con modalità nuove, inaspettate, innovative. Questo fenomeno esploso negli anni 70 e oggi parte costituente del nostro paese viene definito “cittadinanza attiva”. E anche qui le forme sono le più diverse possibili. E allora quell’articolo 1 non è un inno alla sovranità. È di più: è la fonte della nostra travagliata democrazia. Non è un imperativo. È una possibilità sempre aperta a tutti. La democrazia è un’acqua vitale che può prendere migliaia di forme diverse a seconda del contenitore che la sa raccogliere: un vaso, una bottiglia, un bicchiere. Ma se il suo contenuto è sempre lo stesso che differenza fa? Alla fine la ricchezza della democrazia è propria la sua capacità di generare forme nuove di partecipazione. Basta saper leggere i fenomeni, gli accadimenti, i segni dei tempi. Per altri invece basterebbe solo saper leggere.

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